Le mode passano, il gusto è in continua evoluzione, ed il mercato dell’arredamento sforna ad ogni stagione nuovi trend, nuovi materiali e soluzioni innovative; ma c’è un marchio che resiste sempre al passare del tempo: quello del made in Italy. Così, su due piedi, tutti abbiamo ben chiaro di cosa stiamo parlando quando usiamo queste parole, ma a ben vedere, se ci venisse chiesto di darne una definizione, troveremmo che il concetto non è poi così facile da spiegare. Che cos’è il made in Italy? È semplicemente un legame con un territorio o è qualcosa di più impalpabile? E’ un metodo di lavoro? uno stile? un’uso dei materiali?
Il design italiano così come oggi lo conosciamo ha iniziato a farsi notare nella prima metà degli anni ‘70. In quel periodo il mondo scoprì quasi d’un tratto come il lungo boom economico della penisola nel dopoguerra non si era limitato al fattore industriale, producendo una crescita enorme ed una grande diffusione di ricchezza; il boom era stato anche e soprattutto un fenomeno culturale e creativo: in questo piccolo pezzo di mondo si erano fuse in un’alchimia insolita tradizione manifatturiera e genio creativo, industrializzazione e voglia di futuro.In poco meno di venti anni un Paese uscito da una delle crisi peggiori della storia aveva trovato le risorse materiali, ma soprattutto intellettuali e creative per diventare una potenza economica di rilievo mondiale. La spina dorsale della sua economia però non si fondava sull’abbondanza di materie prime e non era fatta da grandi gruppi industriali: tutto si reggeva su una rete fittissima ma vivacissima di piccole e medie imprese che mantenevano un approccio quasi artigiano al processo produttivo.E sono proprio le piccole e medie aziende a conduzione familiare a costituire il laboratorio privilegiato in cui si forma quello che poi tutto il mondo chiamerà made in Italy. Nella piccola dimensione c’è fermento, rapidità, voglia di sperimentare e questi ingredienti moltiplicati per migliaia e migliaia di imprese costituirono un vantaggio competitivo di cui presto si accorsero i mercati internazionali.
Per molti anni l’Italia ha goduto della congiuntura positiva che si era creata in quegli anni, ma poi rapidamente le cose sono cambiate: la competizione internazionale, specialmente in ambito manifatturiero, è cresciuta con l’affacciarsi di paesi emergenti e la piccola dimensione ha iniziato a mostrare oltre ai suoi pregi anche i suoi difetti.
Ciò nonostante l’ammirazione per il made in Italy non è mai venuta meno, è anzi un brand in piena crescita che gode di perfetta salute. Che cos’è allora oggi questo made in Italy, in particolar modo per uno dei suoi settori più rappresentativi come quello dell’arredamento?Non è solo il legame con il territorio, perché molte aziende sono passate in mano a grandi gruppi stranieri; non è solo la tradizione familiare che nei passaggi generazionali spesso si è interrotta; non è solo il genio creativo visto che per i nostri marchi lavorano spesso designer di altri paesi. Non c’è una sola risposta a questa domanda. Quello che è certo è che ora come allora esistono in Italia luoghi in cui c’è una gran voglia di fare e fare bene, in cui si ama il proprio lavoro e si tramanda questo amore; in alcuni casi queste realtà sono cresciute e si sono consolidate, in altri hanno mantenuto una dimensione più piccola e radicata al territorio d’origine: sempre è rimasta la capacità di affrontare le sfide in modo originale ed inconsueto, mettendo al centro innanzitutto le persone e la loro competenza.